La Fondazione Augusto Rancilio riconosce il ruolo di collante tra Villa Arconati e Borgo che la chiesa ‘san Guglielmo’ ha svolto nei secoli
CASTELLAZZO di BOLLATE – “La Fondazione Augusto Rancilio non poteva esimersi dal partecipare al restauro esterno della chiesetta ‘san Guglielmo’ – ha detto Sonia Corain di Far – prima di tutto perché padre Egidio Zoia è un baluardo di Castellazzo e a lui non si può dire di no in quanto è un po’ fonte di ispirazione per tutti noi, e poi perché in qualche modo la parrocchia, la chiesa, sono da sempre legate a Villa Arconati da una parte e al borgo dall’altra. La chiesetta è qui addirittura da prima della villa, sicuramente da prima degli Arconati e il nucleo di Castellazzo si è potuto sviluppare proprio grazie al fatto che qui ci sia sempre stata una chiesa quale punto di riferimento per la vita quotidiana delle persone. Nel corso dei secoli ‘san Guglielmo’ ha subito una serie di ampliamenti e di restauri proprio per poter ospitare il numero sempre crescente di persone che abitavano nel borgo. Questo è andato di pari passo proprio con la costituzione, la creazione, l’ampliamento, l‘ingentilimento della villa di delizia che ha portato nel ‘600 gli Arconati a costruire in un secolo e mezzo la piccola Versailles. Tutta la vera vita che consentiva il mantenimento di un complesso così bello veniva dal borgo e il punto di riferimento del borgo era appunto la chiesa così come lo è ancora oggi. E anche se la parrocchia è assolutamente indipendente, stiamo parlando di un luogo che è sempre stato un’unità per secoli”.
L’ultimo grande progetto di ampliamento e restauro della chiesa di Castellazzo risale alla prima metà dell’800 con i marchesi Busca, artefici del grande ampliamento del borgo con tutta la parte anche dei fienili. Un’epoca in cui Castellazzo è arrivata a contare ben ottocento abitanti.
“Anche se al momento non vivono qui più tantissime persone – ha continuato Corain – noi come proprietà abbiamo ben presente questa parte perché il Castellazzo è un unicum nella sua natura e quindi la Villa può vivere solo se esiste anche il borgo e il borgo vive perché c’è la Villa. E quello che fa da collante tra i due e che ha sempre fatto da collante è stata proprio la presenza della chiesa. C’è chi crede e chi non crede, però è indubbio che per un posto come questo la parte spirituale è fondamentale. E in questo senso noi che ci occupiamo principalmente ancora della Villa ma che pian piano con la fondazione si sta cominciando a lavorare anche sulla parte rurale del borgo e sui terreni attorno ai laghetti, chiaramente non sarebbe stato giusto lasciare la parrocchia a se stessa. Tutti i padroni di casa, Arconati e Busca si sono sempre interessati a ‘san Gugliemo’ e quindi anche noi non vogliamo essere da meno”.
La comunità di Castellazzo è piccola ma molto attiva. Non ha le maestranze e le competenze per arrivare dappertutto ma può contare sul supporto della fondazione Far che attraverso il suo architetto Alberto Proietti la sta affiancando e supportando nell’impresa di ridare dignità architettonica alla sua chiesa.
“Noi abbiamo appunto aiutato stilando il progetto – ha specificato Sonia Corain – che è stato poi presentato in Soprintendenza e in Curia sia per la parte storica che per la parte tecnica. Diciamo che finora abbiamo messo le nostre competenze e che quello che continueremo a fare sarà di collaborare con le attività che verranno proposte anche perché l’associazione Vivere Castellazzo è una delle realtà che aiuta costantemente l’apertura al pubblico della Villa con i loro volontari: è giusto ricambiare anche da parte nostra. La promessa che è stata fatta anche ufficialmente dall’ingegner Rancilio è che la fondazione sarà sempre costantemente in aiuto della parrocchia per quanto riguarda il restauro. Noi siamo un mattoncino della Provvidenza”.
Ombretta T. Rinieri
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